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TG COMCalvagna: "Racconto i veri ultras"
Il regista svela il suo nuovo progetto
Nuovo film per il regista Stefano Cavagna e nuova opera che potrebbe far discutere. Fedele alla sua linea, infatti, il regista romano tratta un altro tema scottante, ovvero quello del tifo organizzato. E come suo solito lo fa con un occhio di riguardo per chi viene considerato ai margini della società. "Tratterò il mondo ultras facendolo conoscere come nessuno ha fatto finora - dice a Tgcom - E le polemiche non mi spaventano".
Un cast d'eccezione, da Ornella Muti a Naike Rivelli, e il solito occhio di riguardo per la cronaca unita allo spesso di impegno sociale. E' questo "L'ultimo ultras", il nuovo lavoro che Stefano Calvagna si appresta a girare a partire dai primi di dicembre. "E' praticamente una riflessione su un ultras - spiega il regista - che accidentalmente uccide allo stadio un tifoso di un'altra squadra. La storia poi vira sul privato con una svolta drammatica che coinvolge i suoi sentimenti. Infatti il ragazzo si innamorerà di una donna più matura di lui che si rivelerà essere la madre del tifoso ucciso".
Come mai ha scelto di occuparsi di questo tema?
Perché ho visto trasmissioni televisive che parlavano della violenza negli stadi e i protagonisti erano tutte soubrette che non sapevano di cosa stavano parlando. Io ho vissuto quella vita, quella della curva, ho fatto tantissime trasferte e mi sono fatto tutti i campi di serie A e B e anche all'estero, da Belgrado a Madrid, vivendo anche situazioni molto estreme.
Sull'argomento c'è un precedente che è il film di Ricky Tognazzi del 1991...
"Ultrà" è stato un episodio isolato e incentrato su una storia particolare di un tifoso della Roma. Nel mio caso ho scelto di proposito di non mettere riferimenti a squadre esistenti né a colori riferibili a società. Così non ci sono possibilità che qualche mitomane dica che ho fatto riferimento al suo gruppo o cose del genere. Il mio è un discorso che tratta il mondo ultras facendolo conoscere come nessuno ha fatto finora: non si mostra solo la violenza ma anche la quotidianità, l'amore, i sentimenti. L'ultras non è un alieno ma un essere normale che ha una sua vita.
Il suo è un lavoro che prende posizione?
Questo non è un film pro-ultras, ma un film verità. Questo ragazzo non viene rappresentato come un santo ma viene descritta una realtà più complessa da come molti pensano. Nella chiave finale poi si capisce come tutta questa prevenzione nei confronti degli ultras sia ingiustificata. Sono convinto che in tutte le cose la responsabilità sia da dividere in maniera equanime. A volte c'è anche chi abusa del potere e questa è una cosa che va sottolineata e condannata alla stessa maniera.
Visto il tema delicato non teme le polemiche che potrebbero sollevarsi giudicandola troppo indulgente verso gli ultras?
Ho smesso di preoccuparmi quando ho iniziato a fare questo lavoro e dopo "Il lupo" del tutto. Adesso in questo contesto si creeranno sicuramente polemiche, ma questo fa parte del gioco. Non è pensabile che di queste situazioni parlino sempre i benpensanti, che spesso, con le loro dichiarazioni, sono pure gli istigatori di quanto accade.
Lei si è fatto un'idea di quale potrebbe essere la soluzione al problema della violenza negli stadi?
Sicuramente non la galera o la chiusura degli stadi. Chi chiede questo mi fa ridere. Ormai gli ultras si danno appuntamento su internet nelle stazioni, nelle piazze... Chiudere gli stadi non servirebbe a eliminare la violenza, anzi.
Il cast è composto da nomi molto noti. Come ha scelto i protagonisti per "L'ultimo ultras"?
Intanto cominciamo col dire che io faccio un cinema indipendente, un cinema puro per cui chi decide di lavorare con me non lo fa per prendere i soldi. Ho fatto una riflessione su chi potesse credere in questo progetto. Ornella Muti è stata per me un grosso punto di riferimento quando a Los Angeles ho portato "Il lupo". Ci ho parlato a lungo e ho trovato una persona straordinaria. Oltre a lei ho preso Claudio Del Falco che in "Ultrà" faceva il capo dei Drughi: rappresenta una realtà non edulcorata, è una faccia vera. E poi Maurizio Merli, Naike Rivelli, Nathalie Caldonazzo e Alessandra Barzaghi. Tutti con un unico denominatore comune: credono nel soggetto.